Kurt Ammann – Youth L’età dell’innocenza

Milano, Consiglio regionale della Lombardia, Consolato generale di Svizzera, 2021

Il tema della gioventù, tanto complesso e delicato, attraversa tutta la fotografia di Kurt Ammann come un fil rouge che connette luoghi e tempi diversi, che anima volti, evoca pensieri ed emozioni, timori e timidezze, alternati a folate di pura gioia. le magnifiche immagini di Ammann restituiscono una sincerità che sappiamo riconoscere e che ci tocca; sono composte, esatte, eppure ci restano dentro. Il catalogo, a cura di Biba Giacchetti e Fausto Fabiano, raccoglie le fotografie esposte nell’omonima mostra tenutasi negli spazi espositivi di Palazzo Pirelli, a Milano.

Kurt Ammann – Photoreporter since 1948

Milano, Chimera Editore, 2011

“Da ragazzo fotografavo con la Leica di mio padre. Mi ricordo che durante una gita scolastica, sul colle di Naret (Ticino-Svizzera), ho fatto centinaia di scatti dei miei compagni mentre salivano per le moltissime serpentine: oggi farei al massimo una sola fotografia”. Così comincia la monografia retrospettiva di Kurt Ammann, che ripercorre la carriera del fotografo svizzero attraverso una selezione delle sue immagini più belle. Dalla Francia alla Turchia, dalla Corea del Sud al Brasile, il volume restituisce lo sguardo unico di Kurt Ammann sul mondo.

Un Peu Du Brésil

Un Peu Du Brésil

Parigi, Panoramas, 1957

Maurice Sandoz racconta “un po’ di Brasile”, non quello dei numeri e delle statistiche, ma il Brasile che tutti vorremmo vedere. In questo volume ammirerete le magnifiche chiese, i chiostri, i palazzi dell’epoca coloniale. Rimarrete abbagliati da una natura prorompente, dai colori sgargianti e dai profumi esotici. infine, conoscerete la variegata popolazione locale. Al piacere della mente si aggiunge quello degli occhi: le 33 fotografie a colori di Kurt Ammann restituiscono con rara fedeltà il caleidoscopico fascino del Brasile.

PRESS

Il Fotografo, numero 343

Kurt Ammann: Rosenlaui

Giovanni Pelloso, Il Fotografo, agosto 2023

Quando si nasce circondati dai monti, ai monti si appartiene. C’è uno spirito che, presenza, ti attende. È il 1938 e Kurt Ammann, già adolescente, è sul Rosenlaui con la sua prima Leica fra le mani. Qui la natura mostra ancora il suo volto primordiale. L’opera di Ammann è rivolta al rapporto uomo-natura che, in questo potente spettacolo, tra i ghiacci forgiati nei millenni, appare in tutta la sua dimensione. Una presenza, quella umana, composta e, potremmo dire, rispettosa, consapevole delle forze indomabili che governano queste altezze.

Il Fotografo, numero 334

Kurt Ammann: L’ultimo dei fotografi romantici

Giovanni Pelloso, Il Fotografo, marzo 2022

A colpire i suoi occhi azzurri. Sempre accesi, colmi di luce. Anche oggi, a novantasette anni, quando lo si incontra nella casa-studio milanese, quando si aprono i file e si scorrono stampe e provini, si fa chiaro il suo sguardo, curioso e prudente, necessario alla costruzione di un dialogo, al riconoscimento spontaneo dell’altro, come confronto e rispetto. Le piccole storie da lui testimoniate hanno il pregio di svelare la tessitura della realtà fenomenica. Un occhio, il suo, aperto e ricettivo, libero da qualsiasi pregiudizio e alimentato da un sincero sentimento.

Il Fotografo, numero 292

Kurt Ammann: Storie in bianco e nero

Giovanni Pelloso, Il Fotografo, aprile 2017

Giovane, giovanissimo, si lascia travolgere dalla fotografia. Sono gli anni dell’invasione tedesca in Europa. La Svizzera, circondata dagli eserciti in guerra, risulta un’isola di salvezza per molti, ma per Kurt Ammann, desideroso di conoscere territori e realtà, appare una piccola prigione. Quello sguardo pulito della sua adolescenza, al quale rimarrà sempre fedele, faceva trasparire un grande desiderio di conoscenza e di avventura.

Il Manifesto

Su una fotografia di Kurt Ammann

Alberto Olivetti, Il Manifesto, marzo 2017

Parigi, 1952. Jean Claude e l’anello, assicurato ad ancorare l’attracco dei battelli che navigano la Senna e a lasciar liberi i sogni. Kurt osserva la bellezza di Jean Claude dormiente, contempla il suo sonno senza violarlo. Un sonno che l’immagine fotografica rende per sempre incolume, illeso. Ammann dei suoi anni parigini ricorda: «cominciavo a fare foto per me stesso, seguendo il mio istinto e le mie impressioni, attratto soprattutto dalla figura umana».